L’acqua del futuro ce l’abbiamo già in casa…ma siamo ancora il primo Paese in Europa per il consumo di acqua in bottiglia.
L’investitore americano Michael Burry, interpretato da Christian Bale nel film “La Grande Scommessa”, fu tra i primi a prevedere la crisi immobiliare del 2008 guadagnando fior di milioni scommettendoci contro. Poco dopo il crollo finanziario, Burry liquidò la società per dedicarsi ai suoi investimenti personali, e tutti – si legge nel film – furono indirizzati verso una sola merce: l’acqua.
Investire in acqua non è mai stato così redditizio: già nel 2008, Goldman Sachs, tra le più grandi banche d’affari nel mondo, aveva definito l’acqua “il petrolio del ventunesimo secolo”, tanto che secondo l’ente di beneficenza WaterAid ogni sterlina investita in acqua pulita ha un ritorno economico di almeno quattro volte più grande.
Il motivo è semplice: inquinamento, cambiamenti climatici, aumento della popolazione, e un consumo eccessivo e inoculato hanno reso l’acqua sempre più carente. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, nel 2050 – quando la popolazione umana sarà tra i nove e i dieci miliardi -, le persone a rischio siccità e di carenze d’acqua potrebbero essere più di cinque miliardi. Nel 2010 una risoluzione Onu ha riconosciuto l’accesso all’acqua potabile un diritto umano universale e fondamentale. Ad oggi, sette persone su dieci possono contare di avere l’acqua in casa. Ma se l’uso che ne facciamo non cambia radicalmente, il diritto potrebbe diventare un privilegio riservato a pochi.
In merito a questo, per quanto riguarda l’uso personale e domestico, l’Italia è maglia nera in Europa, sia per prelievo da fonti di approvvigionamento, sia per consumo generale: ben 220 litri di acqua a persona ogni giorno, contro una media UE di 144 litri.
Ma non solo: l’Italia è infelicemente detentrice di un ulteriore record negativo, essendo il primo paese in Europa e il secondo nel mondo, dopo il Messico, per consumo di acqua in bottiglia, con circa 206 litri l’anno a persona a fronte di una media mondiale inferiore ai 50 litri.
Questo primato è ancora più sorprendente se si considera il fatto che l’Italia, a differenza del Messico, sia un Paese tradizionalmente caratterizzato dall’abbondanza di acqua di sorgente e di falda con ottime qualità organolettiche.
Nonostante sgorghi acqua potabile da quasi tutti i rubinetti d’Italia, nove persone su dieci bevono acqua in bottiglia. Oltre che economico, il costo di questa abitudine è principalmente ambientale, dato che per fabbricare una bottiglia PET, imbottigliare l’acqua, trasportarla e tenerla al fresco, serve un’energia pari a circa duemila volte quella necessaria per ottenere la stessa quantità d’acqua da un rubinetto collegato all’acquedotto.
La plastica utilizzata per produrre le bottiglie, inoltre, per via delle inefficienze del sistema, viene riciclata solo in minuscola parte. Secondo il National Geographic, il 91% della plastica prodotta nel mondo non viene riciclata. In Italia, in particolare, viene riciclata una quantità di plastica PET corrispondente appena a una bottiglia su quattro, mentre le restanti tre vengono incenerite, interrate o disperse nell’ambiente.
Acqua Alma “Don’t Recycle, Refill”
Guardando a questo scenario, è con grande entusiasmo che lavoriamo a tutte le attività di comunicazione di Acqua Alma, il brand del Gruppo Celli, un’azienda che cerca di ridurre drasticamente il consumo di plastica, e il cui claim “Don’t Recycle, Refill” ben incarna la sfida necessaria a diffondere nel nostro Paese l’utilizzo responsabile di un’acqua di rete trattata con impianti di filtrazione, spillata direttamente dai nostri rubinetti.
In RBA Design, crediamo sia necessario ribadire ogni giorno quanto questi temi ci stanno a cuore. Quotidianamente, vogliamo fare la nostra parte per affrontarli e contribuire, sempre maggiormente, alle nuove sfide dei nostri partner.